Cassese: “La cooperazione è decisiva nell’emergenza e per lo sviluppo”
Intervista al nuovo direttore generale della Farnesina per la Cooperazione allo sviluppo
ROMA – Dall’emergenza allo sviluppo. E dallo sviluppo all’emergenza. “Nexus”, correlazione e dilemma. Aspetti interconnessi e non separabili, sui quali andrebbe approfondita la riflessione per garantire efficacia degli aiuti e investimenti nel futuro. Ne è convinto Fabio Cassese, 60 anni, napoletano, giurista di formazione, nuovo direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo.
“Prima di diventare ambasciatore ad Amman ero già stato vice-direttore della Cooperazione allo sviluppo e in precedenza delegato presso l’Ocse-Dac” sorride incontrando l’Agenzia Dire in Farnesina. In Giordania è stato per quasi quattro anni, occupandosi anche di cooperazione: “Un caso interessante e un Paese modello in Medio Oriente, un’oasi di stabilità in una regione complessa e tormentata da crisi, dove peraltro l’Italia è impegnata con programmi particolarmente incisivi”. Il direttore sottolinea: “In vari settori ci siamo ritagliati un valore aggiunto, a partire dalla tutela del patrimonio culturale e la promozione del turismo sostenibile, da Petra a Jerash; stiamo, ad esempio, lanciando un centro di conservazione e restauro sull’esempio del nostro Istituto superiore per portare la tecnologia e le capacità italiane, ma anche per formare operatori che possano offrire un contributo a livello regionale”.
Il discorso si allarga. Secondo Cassese, “la cooperazione internazionale è il motore della dinamica che rende realizzabili gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, un impegno che prenderà tutto il decennio e che oggi si interseca con situazioni di emergenza sempre più frequenti, dall’Ucraina all’Afghanistan all’Africa, in particolare ai Paesi del Sahel e della regione del Corno”.
Con la guerra ormai a Kiev, oggi però si parla soprattutto di crisi, allo stesso tempo politiche e di sicurezza. “Dopo il 24 febbraio, su impulso del ministro Luigi Di Maio, la Farnesina si è subito mobilitata, sostenendo il Comitato internazionale della Croce Rossa per i primissimi aiuti, finanziando il Movimento e la Federazione e poi rispondendo agli appelli delle Nazioni Unite attraverso Unhcr, Unicef e il fondo umanitario gestito da Ocha” dice Cassese. Contributi, questi, che sono stati discussi nell’ambito di un tavolo di consultazione di recente istituito con le organizzazioni della società civile attive in Ucraina. “Contemporaneamente abbiamo inviato materiale per la prima assistenza ai Paesi più coinvolti” riprende Cassese: “Circa cinque tonnellate di kit igienico-sanitari donate alla Croce Rossa Italiana per la consegna alla consorella ucraina, 20 tonnellate di kit sanitari, tende, coperte e altri beni essenziali per la popolazione sfollata dalla base dell’Onu a Brindisi; un altro carico di circa 20 tonnellate è stato organizzato per la Moldova, un Paese esterno all’Unione Europea che sta soffrendo molto per l’arrivo dei rifugiati”.
Un’altra emergenza, scivolata via dai tg e dalle pagine dei quotidiani, è quella afghana. Secondo Cassese, dopo la presa di Kabul da parte dei talebani nell’agosto scorso la cooperazione è intervenuta “in modo massiccio” con un impegno finanziario di oltre 100 milioni. “Buona parte di questa cifra”, sottolinea il direttore, “è stata stanziata perlopiù per attività puramente umanitarie in Afghanistan e nella regione, con un’attenzione privilegiata per donne e bambini nel timore che i progressi ottenuti negli ultimi 20 anni si dissolvano in poco tempo”. Anche in questo caso i contributi sono stati identificati in coordinamento con la società civile. “Il contesto è delicato anche politicamente”, sottolinea Cassese, “ma sono convinto che malgrado i nuovi scenari di crisi continueremo a impegnarci in Afghanistan affinché la popolazione non subisca arretramenti sul piano dei diritti umani e delle condizioni socio-economiche, che in un contesto già fragile sono oggi drammatiche”.
Sullo sfondo un’altra emergenza, quella del Covid-19. “Il susseguirsi delle crisi ci fa sembrare l’impegno contro la pandemia qualcosa di lontano, mentre non lo è affatto” sottolinea Cassese. “Durante la presidenza del G20 l’Italia ha agito a sostegno dei Paesi bisognosi, in particolare favorendo il meccanismo Covax al quale ha donato 385 milioni di euro e 50 di milioni di vaccini a Paesi a basso e medio reddito”. C’è, ovvio, il nodo delle risorse. Secondo il direttore, la legge di bilancio approvata a dicembre ha decretato un aumento di cento milioni di euro l’anno per la cooperazione allo sviluppo, contribuendo sia pur solo in piccola parte ad avvicinare l’impegno sottoscritto in sede Onu di portare la quota di Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) ad almeno lo 0,70 per cento del Reddito nazionale lordo. Cassese sottolinea il miglioramento, senza nascondere le difficoltà in tempi di emergenza. “Quando ci sono crisi devastanti come quella in Ucraina e la domanda di aiuto diventa così forte è inevitabile preoccuparsi che altre situazioni, dall’Africa all’Asia, possano soffrire della mancanza di fondi” dice il direttore. “Ne siamo consapevoli e faremo di tutto perché ciò non avvenga; del resto, la cooperazione è parte integrante e qualificante della politica estera italiana e l’impegno del ministero è di valorizzarla in tutte le sue forme e componenti”. Cassese continua: “Da questo punto di vista, la legge di riforma della cooperazione 125/2014 ha, tra gli altri, due importanti obiettivi. Il primo è quello di dare maggiore spazio a tutti gli attori della cooperazione, disegnando un sistema più inclusivo e dialogante. Il secondo è l’istituzione di una Agenzia per la realizzazione delle iniziative, che va sostenuta e resa pienamente operativa”.
Fra le priorità del nuovo Direttore anche quella di rendere pienamente visibili, comunicandoli, i risultati raggiunti della cooperazione. Cassese sottolinea: “Per questo l’appuntamento più importante sarà Coopera, la conferenza pubblica nazionale della cooperazione allo sviluppo, in programma per giugno: rappresenterà sia un’occasione di visibilità positiva che un momento di riflessione per tracciare le linee di indirizzo per i prossimi anni”.
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