Di Maio: “Stop al gas di Putin per fermare massacri vigliacchi” (Il Foglio)

Ministro, può ribadire che la Nato non vuole la guerra? “Certo, che non la vuole: è anche il motivo del no alla no fly zone. Non è creando una guerra più grande che si mette fine a quella in Ucraina”. In certe piazze il rischio Terza guerra mondiale viene usato come alibi per voltarsi dall’altra parte? “Sarebbe una catastrofe per l’umanità e non è, nella maniera più assoluta, nelle intenzioni degli alleati”. Ma il conflitto sembra non avere una data di scadenza. “Putin vuole mostrarsi in patria come vincitore: questa guerra sta uccidendo civili ucraini, allo stesso tempo sta distruggendo anche l’economia russa e gli effetti rischiano di far del male a tutta l’Europa. Per questo ogni sforzo deve andare verso la direzione della pace”. È un’indicazione nobile, ma anche impalpabile. Come si muoverà in concreto l’Italia? “Operiamo su tre fronti”. Ci dica i titoli. “Fermare il finanziamento all’esercito russo, raggiungere la pace, tutelare la sicurezza in Italia”. Ecco, lei è appena tornato in Italia mentre stanno lasciando il paese trenta “diplomatici” russi sospettati di spionaggio. Matteo Salvini e la Lega l’hanno attaccata: si è chiesto dov’è finito il sovranismo patriottico del Carroccio? “Eviterei di sventolare una bandierina elettorale, eviterei qualunque tipo di strumentalizzazione”. La vicenda è inquietante o normale? I servizi russi erano sotto copertura diplomatica in tutta Europa. Ce ne accorgiamo ora? “Uno dei nostri focus più importanti è la sicurezza nazionale: tutelare il paese e gli italiani non significa compromettere gli sforzi verso la pace o rompere irrimediabilmente le relazioni diplomatiche con altri paesi. Ma qui, tra le varie priorità, in ballo c’è la sicurezza del paese, non possiamo assolutamente trascurare questo aspetto. Per questo abbiamo espulso 30 funzionari dell’ambasciata con passaporto diplomatico o di servizio”. Lei dice che vanno chiusi i rubinetti alla Russia con nuove sanzioni ed embarghi per piegare il pil di Putin e dunque l’esercito russo, ma ammetterà che all’atto pratico la questione è complicata: è sicuro che l’Europa marci compatta per non parlare dei partiti italiani? “Serve un’azione coraggiosa dell’Ue, su questo l’Italia darà il massimo. Non lasceremo sole famiglie e imprese italiane. Su questo l’Italia deve portare avanti una battaglia decisa, senza divisioni interne”. Ma i distinguo, i se, i ma e i come iniziano a spuntare nella Lega e nel suo M5s. “Non ci sono veti italiani a un blocco dell’import di gas russo. Il nostro ragionamento si proietta sul sostegno a cittadini e imprese: adesso, da parte dell’Ue, è essenziale introdurre il tetto massimo al prezzo del gas, oltre che un fondo compensativo, un vero e proprio fondo di emergenza Ue, per andare incontro alle esigenze degli stati membri”.

Nelle ultime settimane ha girato l’Africa a caccia di accordi energetici: cosa ha ottenuto? “Dopo Algeria, Qatar, Congo, Angola e Mozambico, anche con l’Azerbaigian abbiamo rafforzato la cooperazione in campo energetico. La nostra urgenza è tutelare imprese e cittadini italiani dalla crisi del gas ed evitare ogni ricatto o speculazione”. Cosa si sente di dire a chi ha posto dubbi sul massacro di Bucha? “Da Bucha continuiamo a vedere immagini terribili, dall’Italia c’è assoluto sostegno all’accertamento dei crimini di guerra. A Bucha non ci sono finzioni o effetti speciali, ci sono cadaveri di civili ucraini massacrati e trucidati per strada, è una vergogna mondiale. È stata superata la linea rossa”. Sono crimini di guerra. “Sì, l’Italia garantirà ogni necessario supporto alla Corte penale internazionale anche tramite l’Ue per l’accertamento di questi crimini e dei loro responsabili”. Teme altri raid analoghi a quelli di Bucha? “Già, le sconfitte dell’esercito russo potrebbero trasformarsi in una reazione incontrollata, proprio per questo bisogna accelerare con i negoziati, arrivare a una tregua umanitaria e quindi alla pace”. Intanto la Russia è stata sospesa dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. “È un segnale molto importante, come vede, non si tratta di uno scontro tra occidente e Russia: la condanna arriva dalla comunità internazionale”. Le hanno rafforzato il dispositivo di sicurezza personale dopo le minacce che ha ricevuto via Telegram: è il segno di un clima avvelenato? “Non saranno le intimidazioni o le minacce a fermare la nostra azione, che ripeto ci deve condurre alla pace”.

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Di Maio «Ora conferenza di pace Pronti a fare da garanti» (Messaggero)

Ministro Di Maio, le sue riunioni a Bruxelles, tra Nato e incontri bilaterali, rappresentano uno snodo importante. Qual è l’orientamento dell’alleanza atlantica?

«La Nato non vuole la guerra, e questo è anche il motivo del no alla No fly zone. Lo abbiamo sempre detto: non è creando una guerra più grande che si mette fine a quella in Ucraina. Una terza guerra mondiale sarebbe una catastrofe per l’umanità e non è, nella maniera più assoluta, nelle intenzioni degli alleati».

Putin non accenna a fermarsi. Non bisogna fare ancora di più per portarlo a una trattativa? 

«Putin ha la necessità di mostrare al suo popolo di essere vincitore, per questo dobbiamo aspettarci che la sua guerra andrà ancora avanti. In questo momento l’unica arma davvero efficace è quella diplomatica. Dobbiamo portare avanti la forte richiesta di un cessate il fuoco, una tregua umanitaria e soprattutto un accordo che ponga fine alle ostilità». 

Il nostro Paese come si sta muovendo? 

«Sta operando su 3 versanti: fermare il finanziamento all’esercito russo; raggiungere la pace; tutelare la sicurezza in Italia. L’obiettivo di una soluzione si può raggiungere anche tramite una Conferenza di pace che stiamo promuovendo. L’Italia è disponibile a rivestire un ruolo di garante: sosteniamo il negoziato, credendo molto anche nel ruolo della Turchia. Non bastano le due parti al tavolo, e occorre aggiungere altri attori internazionali».

Bucha rappresenta un salto di qualità nell’orrore? 

«A Bucha non ci sono finzioni o effetti speciali, ci sono cadaveri di civili ucraini massacrati per la strada, è una vergogna mondiale. Io le dico: ognuno è libero di pensarla come vuole, ma basta negare l’evidenza. L’Italia garantirà ogni necessario supporto alla Corte Penale Internazionale anche tramite l’Ue per l’accertamento di questi crimini di guerra e dei loro responsabili».

Stop al gas russo? 

«Non ci sono veti italiani a un blocco dell’import di gas russo. Il nostro ragionamento si proietta sul sostegno a cittadini e imprese: adesso, da parte dell’Ue, è essenziale introdurre il tetto massimo al prezzo del gas, oltre che un fondo compensativo, un fondo di emergenza Ue, per andare incontro alle esigenze degli Stati membri. Serve un’azione coraggiosa dell’Ue, su questo l’Italia darà il massimo. Non lasceremo sole famiglie e imprese italiane. Su questo l’Italia deve portare avanti una battaglia decisa, senza divisioni interne».

Lei va in giro alla ricerca di altri luoghi d’acquisto energetico. Qual è per ora il bilancio? 

«Dopo Algeria, Qatar, Congo, Angola e Mozambico, anche con l’Azerbaijan abbiamo rafforzato la cooperazione in campo energetico. La nostra urgenza è tutelare imprese e cittadini italiani dalla crisi del gas ed evitare ogni ricatto o speculazione. Lo dico ancora una volta, dall’Europa ci aspettiamo scelte di campo coraggiose: come l’introduzione del tetto massimo al prezzo del gas. È una battaglia a cui non rinunceremo. L’Ue, anche su questo deve mostrarsi compatta e non deve farsi scalfire da prese di posizione in senso contrario. È una misura che serve a tutti. Dobbiamo difendere le famiglie italiane e la competitività delle nostre imprese. Non sono tollerabili divisioni o veti».

L’espulsione dei diplomatici russi non rischia di essere stata una forzatura?

«Uno dei nostri focus più importanti è la sicurezza nazionale: tutelare il Paese e gli italiani non significa compromettere gli sforzi verso la pace o rompere irrimediabilmente le relazioni diplomatiche con altri Paesi, in questo caso con la Russia. Ma qui, tra le varie priorità, in ballo c’è la sicurezza del Paese. Per questo abbiamo espulso 30 funzionari dell’ambasciata con passaporto diplomatico o di servizio. Ripeto: per una questione di sicurezza nazionale. Si tratta di un’azione coordinata a livello europeo e a livello di alleati. Eviterei di usare la questione per sventolare una bandierina elettorale, eviterei qualunque tipo di strumentalizzazione».

Non c’è l’urgenza di una tregua umanitaria?

«Dobbiamo restare concentrati sui corridoi umanitari in Ucraina. Perché è l’unico modo per salvare civili innocenti dalla guerra devastante e straziante che Putin continua a portare avanti. Siamo molto preoccupati. Perché le sconfitte dell’esercito russo potrebbero trasformarsi in una reazione incontrollata, proprio per questo bisogna accelerare con i negoziati, arrivare a una tregua e quindi alla pace».

L’Ucraina chiede di entrare nella Ue. La Ue è d’accordo? 

«È giusto che l’Ucraina coltivi questo progetto, che l’Italia sostiene. Anche in altri casi ci siamo espressi in questa direzione, credendo che più ampia è la condivisione e più forte è l’azione dell’Ue. Inoltre l’Italia sostiene una difesa comune europea, sempre più urgente. L’Europa deve rafforzare la sua Difesa, soluzione che va di pari passo con l’adozione di una politica estera comune».

Davvero può tornare a Kiev l’ambasciata italiana?

«Non lo escludo, ovviamente agiremo in sintonia con gli altri partner europei. Ne ho appena parlato a Bruxelles con il collega ucraino Kuleba e ha molto apprezzato. Agiremo non appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno. Intanto mi lasci ricordare che è stato fatto un lavoro immenso dall’Unità di Crisi della Farnesina insieme a tutti gli apparati dello Stato che hanno collaborato per dare la possibilità di andare via alla maggior parte degli oltre 2000 italiani presenti in Ucraina. Ad oggi sono rimasti soltanto in 160 circa, molti dei quali non vogliono lasciare l’Ucraina».

Che cosa replica alla Russia che ci considera «indecenti sulle sanzioni»? 

«Non dobbiamo cadere nelle provocazioni, penso che abbia già detto tutto molto bene il presidente Draghi. Indecenti e vigliacchi sono i massacri. Parliamo di circa 170 bambini ucraini uccisi, almeno quelli accertati. Questa guerra deve finire subito».

Lei è minacciato di morte e le è stata rafforzata la scorta. Si sente nel mirino?

«Non saranno le intimidazioni o le minacce a fermare la nostra azione. Non c’è spazio per le violenze o per i violenti. Lavoriamo dando il massimo ogni giorno per fermare queste atrocità».

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Seminario sulle neuroscienze a Tokyo

In occasione della Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo 2022, l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo ospiterà, il prossimo 22 aprile, un seminario dal titolo “Cervelli italiani in Giappone: Ricercatori italiani che studiano le neuroscienze in Giappone”. L’evento sarà introdotto dall’Ambasciatore italiano, Gianluigi Benedetti.

Al seminario, organizzato in collaborazione con l’Associazione dei Ricercatori Italiani in Giappone (Association of the Italian Researchers in Japan – AIRJ), parteciperanno ricercatori italiani impegnati nello studio delle neuroscienze che lavorano nel Paese asiatico e che avranno l’opportunità di illustrare innovative attività di ricerca. Questo evento è anche parte dell’iniziativa “Italian Samurai”, anch’essa realizzata in collaborazione con AIRJ.

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Di Maio: «L’Italia lavora alla Conferenza di pace Atrocità vere, basta col negazionismo» (Avvenire)

La “due giorni” a Bruxelles di Luigi Di Maio si conclude con un senso di crescente preoccupazione su quanto accadrà nelle prossime settimane ma anche con la determinazione a cambiare marcia nell’azione diplomatica, altrimenti la macabra conta degli orrori non si fermerà. Il ministro degli Esteri ha partecipato alla ministeriale Nato e Esteri G7, alla riunione dei titolari degli Esteri nel formato Quint (Usa, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna) e ha avuto diversi bilaterali con i colleghi dell’Alleanza. E rivendica il lavoro di Roma e degli alleati: «Continuiamo a sedere a tutti i tavoli per portare avanti un lavoro serrato, che conduca alla soluzione di questa crisi. La Nato non vuole la guerra, è anche il motivo del no alla “no fly zone”. Lo abbiamo sempre detto: non è creando una guerra più grande che si mette fine a quella in Ucraina. Una Terza guerra mondiale sarebbe una catastrofe per l’umanità e non è, nella maniera più assoluta, nelle intenzioni degli alleati». Mentre rassicura, arriva la notizia della sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Il ministro approva: «E’ un segnale molto importante, la comunità internazionale ancora una volta ha condannato l’aggressione all’Ucraina e la violazione dei diritti umani da parte della Russia. Come vedete, non si tratta di uno scontro tra Occidente e Mosca: la condanna arriva dalla comunità internazionale».

Ormai lo scenario è di una guerra che durerà molto tempo. E’ resa atroce da Putin. Ma c’è anche chi pensa, nel libero dibattito che le democrazie possono e debbono concedersi, che sia resa ancora più pesante dalle scelte occidentali, compreso l’invio di armi (e ieri proprio la Nato ha annunciato l’aumento delle forniture).

Si, questa guerra rischia di essere lunga e logorante, l’esercito russo potrebbe contrattaccare nel Sud-Est dell’Ucraina, in maniera ancora più aggressiva e violenta. Putin ha la necessità di mostrare al suo popolo di essere vincitore, per questo dobbiamo aspettarci che la sua guerra andrà ancora avanti. Noi però abbiamo il compito di farlo sedere al tavolo del negoziato per una tregua. Questa guerra sta uccidendo civili ucraini, allo stesso tempo sta distruggendo anche l’economia russa e gli effetti rischiano di fare del male a tutta l’Europa. Per questo ogni sforzo deve andare verso la direzione della pace, bisogna mettere la parola fine a questa atroce guerra russa.

Tante voci autorevoli ritengono che lo sforzo diplomatico per la pace messo in campo sinora dai nostri Paesi non sia sufficiente.

Ribadisco che in questo momento l’unica arma davvero efficace è quella diplomatica. Dobbiamo portare avanti la forte richiesta di un cessate il fuoco, una tregua umanitaria e soprattutto un accordo che ponga fine alle ostilità. Il nostro Paese in questo momento sta operando su tre versanti che non sono in contraddizione e che hanno come unico obiettivo quello di impedire una escalation: fermare il finanziamento all’esercito russo, raggiungere la pace, tutelare la sicurezza in Italia. Come Paese continuiamo a lavorare per arrivare finalmente a una soluzione, obiettivo che si può raggiungere anche tramite una Conferenza di pace che stiamo promuovendo. Sarebbe il via a un iter per mettere fine alle ostilità. L’Italia è disponibile a rivestire un ruolo di garante: sosteniamo il negoziato, credendo molto anche nel ruolo della Turchia. Voglio però ribadire una cosa: non bastano le due parti al tavolo, dobbiamo aggiungere altri attori internazionali.

Le immagini di Bucha segnano un “prima” e un “dopo” di questo conflitto. Eppure c’è enorme divisione sulle responsabilità, c’è un dibattito mediatico molto divisivo.

Continuiamo a vedere immagini terribili, dall’Italia c’è assoluto sostegno all’accertamento di crimini di guerra. A Bucha non ci sono finzioni o effetti speciali, ci sono cadaveri di civili ucraini massacrati e trucidati per strada, è una vergogna mondiale. Bisogna smettere di seminare terrore. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma basta negare l’evidenza, ci sono atrocità che si possono documentare attraverso foto, video e testimonianze viventi: violenze sessuali, morte e tanto altro… È stata superata la linea rossa, quella umanitaria, e rischia di andare solo peggio. I Paesi che sostengono i valori della democrazia devono fermare questa scia di sangue. Dobbiamo allontanare questa violenza antidemocratica che vuole invaderci, e diffondere i nostri anticorpi di democrazia che garantiscono il rispetto della persona.

 L’Italia contribuirà alla ricerca delle responsabilità?

A Bucha sono stati commessi orrori contro il popolo ucraino, contro civili indifesi. L’Italia garantirà ogni necessario supporto alla Corte penale internazionale anche tramite l’Ue per l’accertamento di questi crimini e dei loro responsabili. Alla guerra di Putin, che condanniamo fermamente, va messa la parola fine, serve subito una de-escalation. Stiamo tutti condannando, senza se e senza ma, queste atrocità.

Intanto a nette condanne verbali si accompagnano indecisioni sulle sanzioni. Si stanno facendo le scelte che servono o si sta guadagnando tempo rispetto a conseguenze economiche che potrebbero costare caro all’Europa?

Anche con le nuove sanzioni l’obiettivo è fermare i finanziamenti che alimentano l’avanzata violenta dell’esercito russo. Dobbiamo chiudere quei rubinetti, così da fermare la guerra e mettere la parola fine agli orrori.

Sul gas l’Italia è davvero pronta a chiudere il rubinetto russo?

Non ci sono veti italiani a un blocco dell’import di gas russo. Il nostro ragionamento si proietta sul sostegno a cittadini e imprese: adesso, da parte dell’Ue, è essenziale introdurre il tetto massimo al prezzo del gas, oltre che un fondo compensativo, un vero e proprio fondo di emergenza Ue, per andare incontro alle esigenze degli Stati membri. Serve un’azione coraggiosa dell’Ue, su questo l’Italia darà il massimo. Non lasceremo sole famiglie e imprese italiane. Su questo l’Italia deve portare avanti una battaglia decisa, senza divisioni interne. L’Ue, anche su questo deve mostrarsi compatta e non deve farsi scalfire da prese di posizione in senso contrario. Non sono tollerabili divisioni e veti. Sul fronte dell’autonomia da Mosca, dopo Algeria, Qatar, Congo, Angola e Mozambico, anche con l’Azerbaijan abbiamo rafforzato la cooperazione in campo energetico.

Anche la situazione umanitaria sembra peggiorare…

È prioritario restare concentrati sui corridoi umanitari in Ucraina perché è l’unico modo per salvare civili innocenti dalla guerra devastante e straziante che Putin continua a portare avanti. Siamo molto preoccupati. Le sconfitte dell’esercito russo potrebbero trasformarsi in una reazione incontrollata, proprio per questo bisogna accelerare con i negoziati, arrivare a una tregua e quindi alla pace.

Il Papa si è espresso con forza contro la corsa al riarmo. Su questo punto c’è il tema caldo del 2% del Pil concordato in sede Nato. E c’è la prospettiva della Difesa comune europea. La sua posizione?

L’Italia sostiene una Difesa comune europea, sempre più urgente dinanzi a eventi come l’aggressione del governo russo in Ucraina. L’Europa deve rafforzare la sua Difesa, soluzione che va di pari passo con l’adozione di una politica estera comune. Le due cose sono imprescindibili. È fondamentale per garantire sicurezza dei Paesi membri.

La Lega le ha contestato l’espulsione dei 30 diplomatici russi. È una scelta che lei invece rivendica come giusta?

Uno dei nostri focus più importanti è la sicurezza nazionale: tutelare il Paese e gli italiani non significa compromettere gli sforzi verso la pace o rompere irrimediabilmente le relazioni diplomatiche con la Federazione Russa. Si tratta di un azione coordinata a livello europeo e a livello di alleati. Eviterei di usare la questione per sventolare una bandierina elettorale, eviterei qualunque tipo di strumentalizzazione.

Siamo pronti a riaprire l’ambasciata a Kiev, come annunciato nei giorni scorsi?

Non escludo che accada, ovviamente agiremo in sintonia con gli altri partner europei. Ne ho parlato oggi a Bruxelles con il collega Kuleba e ha molto apprezzato. Loro si stanno organizzando per riaprire anche il ministero degli Esteri. Intanto l’Unità di crisi della Farnesina insieme a tutti gli apparati dello Stato continua il suo lavoro straordinario: degli oltre 2.000 italiani presenti in Ucraina, ne sono rimasti soltanto in 160 circa, molti dei quali non vogliono lasciare il Paese.

Le è stata aumentata la scorta: preoccupato, ministro?

Non saranno le intimidazioni o le minacce a fermare la nostra azione, che ripeto ci deve condurre alla pace. Non c’è spazio per le violenze o per i violenti. Lavoriamo dando il massimo ogni giorno per fermare queste atrocità.

 

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VOTO PER CORRISPONDENZA DEI CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO

VOTO PER CORRISPONDENZA DEI CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO

 

Con decreti del Presidente della Repubblica del 06/04/2022, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 07/04/2022, è stata fissata al 12 giugno 2022 la data dei cinque referendum abrogativi in tema di giustizia ex art. 75 della Costituzione.

 

Si ricorda che il VOTO è un DIRITTO tutelato dalla Costituzione Italiana e che, in base alla Legge 27 dicembre 2001, n. 459, i cittadini italiani residenti all’estero, iscritti nelle liste elettorali, possono VOTARE PER POSTA. A tal fine, si raccomanda quindi di controllare e regolarizzare la propria situazione anagrafica e di indirizzo presso il proprio Ufficio consolare di riferimento.

 

È POSSIBILE IN ALTERNATIVA, PER GLI ELETTORI RESIDENTI ALL’ESTERO E ISCRITTI ALL’AIRE, SCEGLIERE DI VOTARE IN ITALIA PRESSO IL PROPRIO COMUNE DI ISCRIZIONE ELETTORALE, comunicando per iscritto la propria scelta (OPZIONE) all’Ufficio consolare entro il 10° giorno successivo alla indizione delle votazioni. Gli elettori che scelgono di votare in Italia in occasione della prossima consultazione referendaria, riceveranno dai rispettivi Comuni italiani la cartolina-avviso per votare presso i seggi elettorali in Italia.

 

La scelta (opzione) di votare in Italia vale solo per una consultazione referendaria.

 

Si ribadisce che in ogni caso l’opzione DEVE PERVENIRE all’Ufficio consolare NON OLTRE I DIECI GIORNI SUCCESSIVI A QUELLO DELL’INDIZIONE DELLE VOTAZIONI, OVVERO ENTRO IL GIORNO 17/04/2022. Tale comunicazione può essere scritta su carta semplice e – per essere valida – deve contenere nome, cognome, data, luogo di nascita, luogo di residenza e firma dell’elettore, accompagnata da copia di un documento di identità del dichiarante.

 

Per tale comunicazione si può anche utilizzare l’apposito modulo scaricabile qui o dal sito del proprio Ufficio consolare.

 

Come prescritto dalla normativa vigente, sarà cura degli elettori verificare che la comunicazione di opzione spedita per posta sia stata ricevuta in tempo utile dal proprio Ufficio consolare.

 

La scelta di votare in Italia può essere successivamente REVOCATA con una comunicazione scritta da inviare o consegnare all’Ufficio consolare con le stesse modalità ed entro gli stessi termini previsti per l’esercizio dell’opzione.

 

Se si sceglie di rientrare in Italia per votare, la Legge NON prevede alcun tipo di rimborso per le spese di viaggio sostenute, ma solo agevolazioni tariffarie all’interno del territorio italiano. Solo gli elettori residenti in Paesi dove non vi sono le condizioni per votare per corrispondenza (Legge 459/2001, art. 20, comma 1-bis) hanno diritto al rimborso del 75 per cento del costo del biglietto di viaggio, in classe economica.

 

L’UFFICIO CONSOLARE DI RIFERIMENTO È A DISPOSIZIONE PER OGNI ULTERIORE CHIARIMENTO.

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Bratislava, una mostra sull’opera di Gianni Rodari

Una mostra su Gianni Rodari, uno degli scrittori per l’infanzia più amati al mondo, è stata organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava in collaborazione con la Katolícka univerzita v Ružomberku.  “Figure per Gianni Rodali. Eccellenze italiane”, inaugurata nella capitale slovacca lo scorso 30 marzo ed aperta fino al 22 aprile 2022, celebra il centenario della sua nascita (23 ottobre 1920) con le opere di illustratori italiani che lo hanno interpretato.

Innovativa, universale e sempre attuale, l’opera di Rodari è fonte inesauribile di ispirazione per numerosi artisti. È presente sul mercato slovacco con vari titoli, tra cui “Favole al telefono”. Realizzata da Bologna Children’s Book Fair, dalla Regione Emilia-Romagna e curata da Cooperativa Giannino Stoppani/Accademia Drosselmeier, la mostra presenta le opere di 21 illustratori italiani, personalità storiche, grandi contemporanei, giovani artisti, ciascuno rappresentato da tre opere. Fra questi artisti, Bruno Munari, Altan, Olimpia Zagnoli, Chiara Armellini, Fulvio Testa. Nell’ambito della mostra appaiono, inoltre, le traduzioni in slovacco di alcune favole a cura degli studenti del Liceo bilingue italo-slovacco “L. Saru” di Bratislava.

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Baghdad, Ambasciatore Greganti inaugura mostra su manoscritti arabi

L’Ambasciatore d’Italia in Iraq, Maurizio Greganti, insieme al Ministro della Cultura, Hassan Nadhem, è stato ospite d’onore della “Giornata del Manoscritto Arabo” organizzata nei giorni scorsi al Museo Nazionale di Baghdad. Nel corso dell’evento, che ha avuto al centro l’Italia e il suo prezioso contributo alla tutela dei manoscritti iracheni, è stata inaugurata la mostra “L’eredità del manoscritto nell’era della globalizzazione”.

L’esposizione – inaugurata dall’Ambasciatore italiano e dal Ministro – si concentra sulla diversità culturale nei manoscritti, nella calligrafia araba e nelle opere della “Casa dei Manoscritti”, ente che si occupa della tutela e del restauro dei volumi di prestigio nazionale. L’Ambasciatore Greganti ha potuto constatare la qualità e l’ampiezza del contributo italiano agli sforzi di preservazione del patrimonio iracheno: il restauro del materiale archivistico e librario presentato è avvenuto, infatti, nel quadro della Convenzione MAECI-MIBACT, nell’ambito del progetto per il sostegno all’azione istituzionale di protezione e recupero del patrimonio culturale iracheno. Il progetto, avviato nel 2018, ha permesso da parte di esperti italiani la formazione di giovani restauratrici e restauratori locali all’arte della preservazione dei manoscritti, fornendo anche attrezzature, strumenti e macchinari per la digitalizzazione delle opere.

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Singapore si prepara alla “Borsa Vini 2022”

Il 28 marzo 2022, presso la At-Sunrice GlobalChef Academy, l’Agenzia ICE ha presentato alla stampa singaporeana l’iniziativa Borsa Vini 2022, che si svolgerà a Singapore durante la prossima Settimana della Cucina Italiana (14-20 novembre 2022). La terza edizione di questo evento riunirà una selezione di aziende vinicole italiane, importatori, intenditori e sommelier che operano a Singapore. Con workshop e incontri B2B si intende facilitare l’avvio di nuove partnership commerciali.

“Nel 2021 le esportazioni di prodotti alimentari e bevande italiane a Singapore sono cresciute di oltre il 15% e il nostro Paese conferma la posizione di secondo fornitore di vino”, ha affermato l’Ambasciatore d’Italia Mario Andrea Vattani. “Fa piacere constatare che proprio i vini italiani sono stati il motore di questa crescita, e dimostra che i singaporiani non solo apprezzano l’eccellenza dei nostri vini, ma anche la varietà delle regioni e dei tanti territori italiani che molti turisti da Singapore amano visitare ogni anno”.

Sull’onda di questo successo, l’Agenzia ICE promuoverà con cooking sessions circa 70 aziende italiane presenti a Food & Hotel Asia (FHA), uno dei più grandi eventi commerciali dedicate all’F&B in Asia. Dopo due anni di interruzione, FHA si terrà infatti a Singapore a settembre 2022.

Ilaria Piccinni, vice direttrice dell’Agenzia ICE di Singapore, ha osservato che “in Asia, le esportazioni italiane di prodotti alimentari e bevande hanno registrato una crescita a due cifre nel 2019 e nel 2021, con un picco nel 2020, quando la pandemia era al culmine.

L’Ambasciata d’Italia continuerà insieme all’Agenzia ICE ad esplorare opportunità in settori innovativi come fintech, agritech ed energie rinnovabili, con un programma di accelerazione dedicato a start-up italiane da ospitare in Singapore, e nel contempo a sviluppare collaborazioni con partner di e-commerce a Singapore per promuovere i prodotti italiani in settori come il design e l’arredamento, insieme naturalmente all’enogastronomia.

 

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Italia-India: III riunione del Gruppo di lavoro su contrasto al terrorismo e al crimine transnazionale

1 aprile 2022. Il Gruppo di lavoro congiunto Italia – India in materia di contrasto al terrorismo e al crimine transnazionale si è riunito per la terza volta a Roma, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Nell’occasione, si sono incontrati i rappresentanti delle amministrazioni competenti, guidate da alti funzionari dei Ministeri degli Affari Esteri italiano e indiano, per scambiare informazioni, valutare le minacce a livello domestico, regionale e internazionale e approfondire la cooperazione bilaterale e multilaterale nel contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata transnazionale.

Il Vice Direttore Generale per gli Affari Politici/Direttore Centrale per la Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luca Franchetti Pardo, e il Joint Secretary for Counter Terrorism del Ministero degli Affari Esteri indiano, Mahaveer Singhvi, hanno guidato le rispettive delegazioni, composte da parte italiana, da rappresentanti del Ministero della Giustizia e del Ministero dell’Interno-Ufficio di Coordinamento e Pianificazione delle Forze di Polizia, con esponenti delle quattro Forze di Polizia nazionali, e da parte indiana, da rappresentanti del Ministry of Home Affairs, della National Investigation Agency, del National Security Council Secretariat, National Security Guard e del Department of Revenue.

Entrambe le parti hanno condannato il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni e hanno condiviso la loro esperienza nella prevenzione e nel contrasto del terrorismo, dell’estremismo violento e della radicalizzazione, nonché nei temi del movimento internazionale dei terroristi e del contrasto al finanziamento al terrorismo. Le parti hanno inoltre ricordato il loro sostegno ad un approccio globale alla prevenzione e alla lotta al terrorismo, basato sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dello Stato di diritto e del diritto internazionale, sottolineando l’importanza di un’efficace azione penale nei confronti dei responsabili di atti terroristici e condannando ogni tipo di sostegno al terrorismo da parte degli Stati.

Le due delegazioni hanno poi condiviso le proprie valutazioni sulla cooperazione nei fora multilaterali, sia in ambito Nazioni Unite sia nel GAFI/FATF e nel quadro del Global Counter Terrorism Forum. Hanno inoltre condiviso la volontà di concludere accordi bilaterali nel settore della giustizia e della cooperazione di polizia. L’incontro ha, infine, posto le basi per future attività congiunte in materia di formazione e capacity building.

La prossima riunione del gruppo di lavoro congiunto si terrà a Nuova Delhi nel 2023, in data da definire.

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